Recensione film Sucker Punch: una trama dall'immaginazione necessaria
Sucker Punch. Un film dove non esiste separazione tra realtà e fumetto

È molto complesso giudicare un film come Sucker Punch, soprattutto per la fusione tra trama quasi incredibile e per la forma cinematografica barocca, infarcita di colori sauri, scene al ralenti e musiche dirompenti. Giungono poi, esplosioni nei cieli, elicotteri, fuchi di draghi.
La storia (descritta dal regista Zack Snyder come quella de “Alice nel paese delle meraviglie con le mitragliatrici”) è ambientata nel 1950, quando Babydoll (Emily Browning) è mandata in un istituto psichiatrico a Brattleboro, Vermont dal suo patrigno. Lei ha una fervida immaginazione, l’unico modo che le permette di fuggire dalla realtà. Nei suoi sogni viaggia ai confini del tempo, in ogni luogo. Pur se rinchiusa, Babydoll non ha perso la sua volontà di sopravvivere. Determinata a combattere per la sua libertà, essa incita quattro giovani ragazze, Rocket (Jena Malone), Blondie (Vanessa Hudgens), Amber (Jamie Chung), e Sweet Pea (Abbie Cornish) ad unirsi per cercare di fuggire dai loro aguzzini. Le cinque tre ragazze procedono quindi nella loro lotta, tra azioni da samurai e belve feroci, armate come nei videogiochi.
Direte che sembra un paradosso rappresentare questa trama angosciosa e ribelle con oggetti volanti e storie da fumetto. Ma il regista Zack Snyder ci aveva abituato già a simili ibridazioni. Prima con L'alba dei morti viventi (Dawn of the Dead, 2004), poi con 300 (2007) e con Watchmen (2009). Solo con il film d’animazione per bambini Il regno di Ga'Hoole - La leggenda dei guardiani (Legend of the Guardians: The Owls of Ga'Hoole, 2010) è riuscito a imprimere alla sua narrazione fanciullesca, desiderosa di evasione e tranquillità una forma adatta. Quella fuga che si ritrova nei fumetti, da cui occorre solo lasciarsi trasportare, senza troppi giudizi. Quando si è appunto appagati dallo spettacolo che sullo schermo imperversa e da cui è impossibile sottrarsi. Allo stesso modo, solo eliminando tutti i freni e liberando l’immaginazione (come la protagonista Babydoll), si può trovare in Sucker Punch quella evasione necessaria.
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