Testimone d'accusa, Ben Affleck riporterà sul grande schermo la famosa opera teatrale di Agatha Christie
Analogamente alle avventure di Sherlock Holmes, le storie di Agatha Christie sembrano dotate di un fascino inossidabile che permette loro di attraversare i decenni e le mode del momento. Ne sono la pr

Ben Affleck sarà il regista e il protagonista di “Testimone d’accusa”, ennesimo film basato sull’omonima commedia (a sua volta tratta da un racconto breve della stessa autrice) di Agatha Christie. Chiunque decida di riprendere in mano questa particolare storia, non può fare a meno di confrontarsi con quello che la stessa Christie considerava il miglior adattamento mai tratto da una sua opera, ovvero il “Testimone d’accusa” del 1957 diretto da Billy Wilder, che all’epoca ricevette ben 6 nomination all’Oscar.
Ben Affleck presumibilmente interpreterà uno dei personaggi principali, ovvero l’avvocato chiamato a difendere un uomo accusato di aver ucciso una facoltosa signora che lo aveva nominato suo principale erede, ignara che egli fosse sposato. Nella versione di Wilder, l’avvocato difensore aveva il volto di Charles Laughton; Tyrone Power era l’imputato, mentre Marlene Dietrich interpretava la moglie di quest’ultimo.
Questo nuovo “Testimone d’accusa” sembra perfettamente in linea con la “riscoperta” di Agatha Christie attuata in questo ultimo periodo da Hollywood. A quanto pare, infatti, è probabile che nell’immediato futuro ci ritroveremo con due biopic dedicati alla grande scrittrice, uno interpretato da Emma Stone e l’altro capitanato dalla lanciatissima Alicia Vikander. C’è molta attesa, inoltre, per il nuovo adattamento di “Assassinio sull’Orient Express” diretto da Kenneth Branagh, il cui arrivo nelle sale è previsto per il 22 novembre di quest’anno.
Come già accennato, “Testimone d’accusa” nasce come racconto breve pubblicato per la prima volta nel 1925. Quasi 20 anni dopo, Christie decise di riadattarlo e di farne un’opera teatrale, che riuscì brillantemente a replicare il successo della versione cartacea. Fu, insomma, l’ennesima conferma dell’appeal inossidabile che la scrittrice aveva mantenuto nel corso di tutta la sua carriera, e che ancora oggi la rende uno degli autori più venduti e adattati.
Agatha Christie, spesso denominata come “la Regina del Crimine” scrisse in tutto 66 romanzi gialli e abbastanza storie brevi da ricavarne 14 raccolte. Un’autrice incredibilmente prolifica, le cui opere hanno venduto, finora, all’incirca 2 miliardi di copie, tradotte in 103 lingue diverse: un risultato paragonabile solo a quello riscosso da William Shakespeare e dalla Bibbia. Con l’incredibile cifra di 110 milioni di copie vendute, il suo “Dieci piccoli indiani” è attualmente il libro giallo più venduto in assoluto.
Ma a cosa si devono risultati così straordinari? Come sempre in questi casi, è difficile dare una risposta: d’altronde, se fosse possibile sintetizzare una “formula del successo”, verrebbe meno la natura eccezionale di personaggi come Agatha Christie. I suoi libri fanno presa su qualunque fascia demografica; il suo stile di scrittura è pulito, chiaro, conciso; le sue storie riescono a creare un’irresistibile atmosfera di suspense, che tiene il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Dalla penna della Christie sono usciti personaggi che, in quanto a popolarità, sono secondi solo a Sherlock Holmes, ovvero Hercule Poirot e Miss Marple; il solo Poirot compare in ben 33 romanzi e 54 racconti brevi.
Ma al di là di tutte le analisi, una parola, forse, spiega più di tutte il fascino di queste storie, ed è “semplicità”. Alla fine di ogni storia, dopo tutti i colpi di scena e le rivelazioni, l’intreccio viene sciolto con disarmante e al tempo stesso elegante chiarezza. Gli ingredienti fondamentali sono pochi, ma sempre di prima qualità: abbiamo un omicidio (ma spesso anche due o tre), un nutrito ensemble di potenziali assassini, e un’ambientazione circoscritta (un treno, un elegante salotto, un albergo), in cui la tensione non fa altro che salire fino ad arrivare alla catartica risoluzione, in cui il Poirot o la Miss Marple della situazione ricompongono sapientemente il puzzle, ristabilendo l’ordine naturale delle cose e il dominio della logica.
Una simile descrizione fa sembrare la Christie quasi banale, ma il suo segreto sta proprio nella maestria con cui abbellisce una struttura tanto scarna: i personaggi sono sempre credibili e psicologicamente delineati, i dialoghi sono avvincenti, le ambientazioni vive e ben costruite. E anche quando si ritrova a riciclare le sue stesse idee, questo incredibile talento consente all’autrice di renderle irriconoscibili, e quindi di farle apparire sempre fresche e imprevedibili.
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