Frankenstein, il moderno mostro in un film con Aaron Eckhart propone ancora l’evasione
“Philomena” di Stephen Frears è uno dei film prodotti da Hopscotch Features, società che è al lavoro con “I, Frankenstein” che ripropone al cinema la figura del personaggio creato da Mary Shelley

Frankenstein rivive nei cinema a gennaio 2014 con “I, Frankenstein”, film di Stuart Beattie con Aaron Eckhart. La trama segue la moda della rivisitazione di personaggi classici, già portata avanti con “La leggenda del cacciatore di vampiri” (“Abraham Lincoln: Vampire Hunter”, 2012), oppure con le serie tv “Da Vinci\'s Demons\" (2012) e “Dracula” (2013). Nella pellicola di Stuart Beattie vediamo il mostro Frankenstein, di nome Adam combattere in un presente ibrido, dove occorre sconfiggere demoni feroci che bramano il potere supremo. Adam scopre così il segreto della sua immortalità, dopo aver preso il cognome del suo creatore, ed è coinvolto in una guerra tra due clan immortali in una antica città.
La produzione è della Lakeshore Entertainment e Hopscotch Features, quest’ultima attiva con film come “Blue Jasmine” di Woody Allen, “Rush” di Ron Howard, “The Butler”, “Philomena” di Stephen Frears presentato con successo al Festival di Venezia, “Grace of Monaco” con Nicole Kidman. La distribuzione è della Lionsgate, e la storia è in parte tratta dalla graphic novel di Kevin Grevioux che ha collaborato alla sceneggiatura: Grevioux è anche autore di “Underworld” che diede avvio all’omonima saga.
La storia di “Frankenstein” fu concepita da Mary Shelley nell’estate del 1816 a Ginevra, durante alcuni giorni passati con il marito Percy e gli amici Lord Byron, John William Polidori e Claire Clairmontamici a Ginevra. Lo compose pensando ad un giovane inginocchiato vicino alla creatura da lui assemblata, morente ma fiduciosa di non essere sola. Tenuta in vita dalla frase di Milton: “Ti chiesi io, Creatore, dall\'argilla / di forgiarmi uomo, ti chiesi io / dall\'oscurità di promuovermi...?”. La suggestione di allora continua oggi quindi a saggiare la possibilità di vedere il superumano come possibilità di superare la crisi: la stessa impossibilità di amare un umano è presente nel recente “Warm Bodies” (2013), dove uno zombie s\'infatua di una ragazza. Il medesimo “War World Z” prodotto da Brad Pitt cerca di superare le traversie quotidiane (e quelle delle noie cinematografiche) con un’invasione di zombie soprannaturali cui occorre porre rimedio. Così si sancisce un parallelismo tra l’epoca romantica in cui fu scritto il romanzo originale di Frankestein e quella odierna. Ossia il romanticismo del 1816 e il secondo decennio degli anni duemila: stessa insicurezza politica, medesima ansia del futuro e identico desiderio di evasione a forti contrasti.
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